Camera con vista sullo stretto di Messina

Camera con vista sullo stretto di Messina

Da Reggio Calabria il navigatore mi fa fare una strada tortuosa e impervia che nel suo tratto finale si trasforma in mulattiera sterrata. Meno male che ho un SUV che mi consente di superare le asperità del terreno facilmente.
 

A qualche curva dal Castello mi fermo per godere del panorama sullo stretto di messina. Favoloso.

Nei pressi del centro abitato di Motta San Giovanni si trova il Castello di Sant’Aniceto o Santo Niceto, una fortificazione bizantina costruita nella prima metà dell’XI secolo sulla cima di un’altura rocciosa, tra quelle che dominano la città di Reggio Calabria.
 

Il castello fu costruito come luogo di avvistamento e di rifugio per la popolazione reggina.

In quel periodo le scorribande saracene lungo le coste calabresi e siciliane erano frequenti.

La dedica del castello a Santo Niceto ha origini siciliane.
 
In quegli anni infatti in Sicilia era particolarmente diffusa la devozione all’ammiraglio bizantino San Niceta, vissuto fra il VII e l’VIII secolo.
 
Sbarcati in Calabria con il sostegno del governo bizantino, i profughi siciliani, scappati dalla loro terra natia perché ormai conquistata dagli Arabi, parteciparono con le popolazioni locali all’edificazione di un kastron, chiamandolo col nome del loro santo protettore.
 

Con il passaggio della Calabria sotto il dominio dei Normanni intorno all’anno 1050, tale struttura fu ristrutturata ed ampliata con l’aggiunta di alcune torri rettangolari.

Nel corso del XIII secolo il castello divenne il centro di comando del fiorente feudo di Sant’Aniceto che nel 1200 fu tormentato dalle guerre tra Angioini ed Aragonesi che si avvicendavano sul territorio reggino.
 
Nel 1434 Santo Niceto diventa baronia e domina sui territori di Motta San Giovanni e Montebello.
 
Con il passare del tempo Sant’Aniceto perse progressivamente potere entrando in conflitto con la città di Reggio e fu conquistata nel 1459 dal duca Alfonso di Calabria con uno stratagemma.
 
Durante una notte buia, le squadre di armigeri reggini si appostarono in una valle nei pressi del castello, e dal lato opposto di esso lasciarono vagare un gregge di capre a cui erano stati applicate dei lumini accesi sulle corna.
 
I castellani, scambiando il gregge per un esercito nemico, si lanciarono su di esso lasciando sguarnito il maniero. Fu facile per i soldati reggini, approfittando della situazione, assalire ed invadere il castello, mettendolo a ferro e fuoco.
 
Dai primi del ‘500 fece parte del feudo di Motta S. Giovanni intestato agli Aragonesi.
 
Ai primi del ‘600, quando risultava già disabitato, il feudo era passato ai Ruffo di Bagnara che lo custodirono fino all’eversione della feudalità.
 
Tra tutte le fortificazioni calabresi d’età pre-normanna, è quella che conserva la struttura più integra.
 

Il castello presenta una pianta irregolare, che ricorda la forma di una nave con la prua rivolta verso l’Aspromonte e la poppa verso lo Stretto di Messina.

Oggi restano ben visibili le mura di cinta, la porta d’ingresso con le due torri quadrate, resti di altre torri ed alcuni ruderi all’interno delle cinta, come quelli di un’imponente cisterna per la raccolta dell’acqua.
 
Il Castello di Santo Niceto, fino a qualche anno fa in completo stato di abbandono, è stato completamente ristrutturato.
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